Sonya Kantor è figlia di uno dei membri di spicco della Delegazione, la dittatura che per anni ha governato la megalopoli di Seattle-Portland-Vancouver, e volto dei manifesti propagandistici affissi per la città. Rovesciata la dittatura, persa tutta la sua famiglia, è stata rinchiusa nell’Apertura, una prigione a cielo aperto alla periferia della città. Ora ha la possibilità di lasciarsi tutto alle spalle, a patto di ritrovare Grace Ward, sottratta alla famiglia dalla Delegazione quando era ancora una bambina.
Un distopico originale fin dalle prime pagine, che non ci immerge in una dittatura futuristica, ma in ciò che la segue: un mondo da ricostruire, lo spaesamento di un nuovo ordine mondiale, vecchi rancori e ferite da rimarginare, le proprie colpe da espiare. Il viaggio di una protagonista moralmente ambigua che porta a riflettere sulle proprie scelte e le conseguenze devastanti sulle altre persone.
Seconda domanda. (…) Perché hai acconsentito a posare per quel manifesto propagandistico?”
“È stato mio padre a propormelo. Mia sorella, Susanna, era sempre la più brava in tutto. (…) Per cui quando me l’ha chiesto… era la mia occasione per avere qualcosa che lei non aveva. Avevo sedici anni. Volevo solo… qualcosa che fosse mio.”
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